Vecchio fiume dei miei avi
ti fiaccava già il tempo nella mia infanzia
ma nei miei occhi di fanciullo
ti riflettevi imponente
con l'inganno del falso vigore
dopo le turbolenze settembrine di mezza sera.
Vecchio fiume dei miei avi,
compare eccelso di giochi
soffocato nella dimora dei cimeli
che riaffiori maliardo
nello sguardo lesto
rubato sopra il ponte della gèrla;
ti mancano le mie pietre sudate
ed i sassi gettati ad affogare sul fondo,
struggente l'assenza del bonario vociare
di chi ti abitava nell'èra di lenzuola rattoppate.
Rasentando la roccaforte del sambuco
profanando il bivacco prediletto del rospo smeraldino
imbocco il tuo sentiero,
avvilente simulacro di linfa,
esausta corte di candore.
Frugo nella sfera delle sensazioni,
la tua sorte è anche la mia...
poche piène
grandi vuoti.