Crepato è lo specchio e impietoso
in queste patetiche notti,
ornando l'orgoglio avvilito
di pianti e singhiozzi interrotti.
Lontano è il mio canto dimesso,
non spezza l'ingenuo riposo
di te che mi credi sí forte
e sogni un futuro promesso.
E prego affinché la mia resa
non getti anche te in questo gorgo:
se vita m'impropera offesa
neppur mi vorrebbe la morte.
Io solo m'osservo e ben scorgo
quel poco che son veramente:
amasti, accecata nel cuore,
un pallido servo del niente.