Come venti a scontrarsi e a muovere foglie
nel mezzo di autunni lontani e dimenticati
Soffiano alla mente.
Come pioggia che asciuga la faccia
da ricordi appesi in rami perenni
e dolcemente mi fa scivolare
su piazze affollate
che di notte si fan solo per me.
Ad aspettarsi la neve bianca,
dopo una timida tempesta Settembrina
ad immaginare che l’aria che tira,
si faccia persona.
Al finire col cercare poi,
le mani calde di mio padre
e i perduti proverbi paesani
di quando non c’erano ancora
i profumi forti del tempo
a far da strada alle parole.
A perdersi nuovamente in orgogli di ferro
alla puttana volontà di apparire un centimetro aldilà della pelle,
sono a casa da sola
e vorrei che qualcuno mi spiegasse se c’è
un limite al limite, stanotte
perché vorrei tanto fare un discorso al numero che si annulla da sé.