Vecchio tronco scavato,
adagiato sull'erba,
come stessi riposando.
Tu che i prati li hai sempre visti,
dall'alto dei tuoi rami.
Orgoglioso, solido
offrivi rifugio e ristoro
a chi ne aveva necessità.
Fresco sollievo ombroso
per villici accaldati, giovani amanti,
pellegrini in cammino.
Il vento di mille tempeste
fischiò forte fra le tue fronde,
facendoti inclinare,
strappandoti rami e foglie.
Tu, indomito, al fin del turbine
tornavi a svettare ritto come sempre,
rinnovando foglie e rami.
Miriadi d'uccelli hai visto nascere
sui rami tuoi.
Poi in una lunga giornata d'estate,
fosti brutalmente abbattuto, estirpato.
Dissero loro, per nobil causa, in realtà
per miserrima superstrada, una delle tante.
Venisti proditoriamente smembrato,
ti fecero a pezzi, legna da ardere.
Ora resisti ancor, per strano disegno.
Giaci su questo prato verde, dimenticato.
Da generoso quale sei, pur tarlato e marcio,
offri ancora rifugio,
a chi tana non ha...