Aspre le mura di mesti tuguri
disegnano sentieri di dolore
sotto una solitudine di cielo.
Attoniti rimbombano i silenzi
tra le docce che bagnano di morte.
Vuota avresti potuto vedermi
in questa scura fanghiglia di strade
che l'aura non eleva in suo perdono,
tra le stanche colonne di martirio
ove non s' ode dolcezza di suono.
Avrei voluto esser polvere
dimenticata nel fluire del tempo.
L'agonia curva sui deserti di luce
inuma qui la voce di Jahvè,
tra le cineree ossa della terra.
Morto è anche Dio nella tenebra
dello straziante fumo dei camini,
di una ferita ancora aperta
che evoca, in lunga scia di sangue,
le orme dei passi falsi dell'uomo.