Ebbrezza, confusione, morte
di una bambina.
Un’innocenza strappata
in un tempo lontano,
mentre ancora s’intonavano
canti fanciulleschi.
“Ancora”, “No, basta!”
Mentre il vento attraversava
i prati, sotto un sole
beffardo e illusorio.
Piccola farfalla,
la tua vita è giunta al termine.
Le ali spezzate, la caduta,
il sangue
e poi l’abisso:
nero, il manto di una violenza infinita,
ed i bambini non cantano più.
“Ti prego, non farlo…”
ma è ormai troppo tardi:
è già una donna,
prigioniera di un corpo
che non è più suo
che potrà solo odiare.
Corpo derubato, frammentato
lasciato agonizzante
su di un prato;
mentre il vento continua a soffiare
ed i bambini, stanchi di aspettare,
sono andati via.