Osserviamo questa sera increspata ancora
dagli ultimi bagliori che ombreggiano i fenicotteri.
Stormiscono veloci i riflessi degli stagni.
Il crepuscolo scende a rivoli sull'asfalto.
Osserviamo i contorni estremi dei canali
tra i lampioni e gli insetti dei cavalcavia.
Fissiamo la sabbia fino a palparne la minuziosa fragranza
fino a sgranarne il sapore solenne di sale.
Incorniciamoci nella sera, nell'ampiezza del suo respiro.
L'aria intanto blocca i profili dei canneti,
suoni senza corde allineate, e sfiora la misura
dello stupore ramificato e cupo delle tamerici.
Si appiattiscono gli zoccoli della brezza
e le onde pomeridiane pian piano si stingono.
Si avverte intorno come un vibrare sommesso di oscurità
che si inarca nelle reni delle montagne.
Ci sentiamo dentro un formicolìo immenso.
I particolari s'intrecciano sinuosi fra gli alberi
e più in là edifici e quartieri con le loro cantilene
e con spontanei riflessi d'acqua drappeggiano il tramonto.
Corolle di sole fuso da dietro le nubi
schizzano rapide verso il cielo e macchiano le stelle.
Precipita l'ostilità diurna in queste pennellate.
Stiamo sospesi come tinti di amnesia.
Antiquate dita sentimentali si sporgono titubanti
e annaspano in questo spazio.