Come rami tesi verso il cielo
di alberi spogli in balìa del vento
si alzano verso l'amato petto
le mani scheletrite di bimbi
imploranti cibo e affetto.
Come pioggia che scende
da un cielo grigio e cupo
sgorgano le lacrime amare
di chi chiede pane, acqua e
carezze per accettare d'esser nato.
Il rosso di un tramonto là nel mare
non è lo stesso colore del sangue
sparso per strade polverose
da bombe e intolleranze.
L'azzurro cupo del mare solcato
da scafi stracolmi di speranze e nostalgie
non è lo stesso colore del cielo stellato
che si vede dalle capanne dei villaggi.
Venite parvulos senza sorrisi
a saccheggiare a piene mani
nelle tasche gonfie e chiuse di chi
accumula denaro, oro e disprezzo.
Venite mulieres con i volti tumefatti
a strappare il velo di odio, rabbia e
prepotenza di uomini padroni
solo della loro indicibile violenza.
Venite homines schiavi di chi detiene
il capitale a bussare alla porta della
giustizia e dell'uguaglianza,
perché vorrei non vedere più da qui
a quando chiuderò per sempre gli occhi
fratelli e sorelle figli di un dio minore e indifferente.