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Pazzia
Per pochi istanti d'anima
si era inciso il corpo
con un pugnale raccolto
in un sole della notte
ora
è
pazzo
dice di aver visto Dio
girare nudo nelle sue stanze
come un re defraudato
dei suoi vestiti di luce
Lui
nei quattro stracci
che gli rimangono addosso
a mo' di cencio
strisciando sul freddo dei pavimenti
Lo imita
il suo mare si è ridotto ad una pozzanghera di luna
in cui beve lappando un dolore non suo
il suo è fatto di molte assenze e di assurde presenze
nelle sue tempie risuona in uno scatenamento di sensi il guaire lontano di un cane bastonato
che intravede in una fitta nebbia ma non riesce mai a raggiungere per porre fine al latrato
dalla sua bocca distorta
cala una bava
come a chi è stato strappato improvvisamente un sogno in un meriggio d'estate
il suo sguardo
è lacero
quasi a voler gridare là c'ero
ma
più nessuno l'ascolta
più
non esiste
per Lui
né spiaggia né aurora
Non ridere di Lui
oh Tu che passeggi nei giardini calmi della Tua mente
è uno dei Tuoi possibili volti
dall'anticamera oscura del suo cervello fuoriescono fuorvianti plastiche facciali che incollandosi al suo volto lattescente si scherniscono di Lui
se non fosse paralizzato nel suo agire
con le unghie si strapperebbe gli occhi
e Ti direbbe ponendoteli in mano
Se vuoi capire
guarda
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2 recensioni:
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- L'umanità devastata, lacerata, disgregata... dolorosa realtà che ci mostra la nostra fragilità e ci fa paura perchè "nihil humanum mihi alienum est"... tema tosto, bella composizione... ciao
- UNA DILIGENTE SEQUELA CHE LASCIA RIFLETTERE... ENCOMIABILE VINCE'... SERENA GIORNATA...
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