La mattina si solleva lenta
come una statua piena di palpiti e di rumori.
Ti scosta il lenzuolo inzuppato di sogni
lo strizza, lo getta via
nell'angolo bianco e nero
della tua fragile breve illusione.
Ti afferra le spalle, t'ingozza la testa
di minuti incalzanti, mostruosi, infaticabili
che chiudono sipari, aprono, chiudono
scattano, ridono, gridano.
La mattina ti denuda delle tue onde pazze
personali e notturne
ti strappa dall'utero infantile
dai voli sui giardini
dalle pietre sciolte, dall'acqua,
dal magazzino che col sole dorme
e con la luna vive
e ti porta alle voci di ghiaia, agli aghi
ai sarti che ti aggiustano la pelle
che non ti va mai a pennello.
La mattina
è fatta di gomiti affollati a milioni
che ti premono, ti spingono.
E'il mormorìo delle ombre
che si chinano al tuo orecchio
sussurrando
"Quanto ti amiamo!".