Marina,
ricordi quel giorno a Castelletto,
il sole tra le nuvole di un cielo comunque azzurro,
e la gente che passeggiava nel meriggio ventoso,
quando ti chiesi di sposarmi?
Un fuoco ardeva nel mio petto quando mi dicesti sì...
Sono passati dieci anni e più,
e tanti temporali ci hanno attraversato,
ma quel fuoco arde ancora
e nulla potrà spegnerlo.
E ricordi quel giorno a fine Giugno,
quando le nostre vite si fusero in una?
Spruzzi di pioggia sulla nostra gioia,
presagio delle difficoltà che sarebbero venute,
come Padre Walter ci aveva predetto.
Un raggio di sole guizzò tra le nuvole,
accese il tuo viso,
ed io sapevo che ti avrei amato per sempre.
E ricordi i test di gravidanza,
i bambini che il Signore ci donava,
e le paure, le speranze, i tanti dubbi?
Ricordi le giornate al Gaslini
ora per un figlio, ora per l'altro,
le lunghe ore ad attendere in accettazione,
o fuori della sala operatoria,
e le notti in corsia?
Non è forse questo il vero amore,
che nel momento del suo apice
ti chiede di morire a te stesso
perché qualcun altro possa vivere?
E l'egoismo sempre pronto a rialzare la testa,
e le liti per futili motivi,
e la difficoltà a dire una volta per tutte:
sei tu la mia vita, il resto non conta...
Tante volte ti ho fatto soffrire;
e tante volte mi hai fatto soffrire,
come se camminassi su carboni ardenti,
e dovevo tacere la mia pena segreta.
Ma niente potrà spegnere il nostro amore:
non le parole cattive, non la rabbia,
non l'indifferenza, non l'antipatia,
non la stanchezza,
cha pure a volte proviamo l'uno per l'altra.
Perché l'amore è un dono divino,
ma anche un atto della volontà,
ed io,
ieri,
oggi,
domani,
sempre,
con tutte le mie paure,
con tutti i miei difetti,
con tutte le miserie che mi porto dentro,
ma tanta fiducia nell'Amore,
fortissimamente,
incrollabilmente,
voglio amarti.