Nella casa antica abbandonata
tra alti rovi arsi spogli senza more
roseti spenti morti nessun fiore
non era inverno tarda primavera
rudere cadente la porta spalancata
rifugio un tempo dalle ansie mie
fuggir e qui trovar al cuor ristoro
dimenticando dell'animo i miei mali
dove un giorno lieto ormai lontano
spegnendo l'arsura degli affanni
mi donasti fanciulla la freschezza
del tuo primo e acerbo amore
ho ritrovato nel guardare lento
tra calcinacci dal tetto giù caduti
un luccicante oggetto per l'infiltrato sole
un orecchino in parte rovinato
perso l'avevi tu la notte tormentata
dell'addio dopo un atto triste fugace
d'amor non consumato nell'attimo fu
di un'ultima carezza la mia che sdegnosa
irata il capo scuotendo di scatto rifiutasti
ad un appassito finito per sempre amore
ultimo oltraggio un grido non mi toccar
con quelle luride schifose viscide
tue mani che oggi di quello rispettose
neanche questo tuo ricordo osano toccare.