Apoteosi, dissolvenza incredula in un sussurro crepitante,
a sbalzi, come i segni dell'incudine,
come i secoli forgiati a imbuto,
si conficca la mia mente su cardini celesti
e ride, ride con sussulti occipitali
come può ridere uno spigolo
o una vagina spalancata fino ai limiti dell'universo.
Lo spettacolo è garantito.
Il crocifisso inchiavardato,
i sogni imbullonati,
un traboccare di ricette, di vetrine,
di riflessi opachi, di dolori condensati,
di pensieri rugiadosi, di cavilli, di finzioni,
di stranezze umane come l'anima etichettata,
tutto il mondo denudato,
desiderio, istinto, viaggio torbido tridimensionale
su un anello periferico infinito
che sfiora le stelle e s'irrigidisce in uno spasimo.
La mia polpa rossa, bianca, gialla,
come i colori dell'orizzonte, si svuota dei ricordi
e s'infiltra tra le pieghe della coscienza.
Un germe embrionario s'incanala nel mio sangue
e lo fa sghignazzare, risa galattiche, ebbre, paradisiache
come un topo sverginato nelle fogne.