Andando dalle ceneri alla poesia
la primavera ha le sue asprezze
che le parole brevi non sanno
colmare
ma
lo stupore è un amabile estraneo
che incontriamo a condizione di
lasciarlo nascere dentro di noi
E il glicine cade come una pioggia
al tramonto sulla panchina
ritrovata
Manca la certezza
di essere nuovamente
liberi in una piccola stanza
di legno
ma
la voce del bosco è appena
in grado di servire la nostra
allegria
e tanto basta a non bloccare
i pensieri
Seguiamo i fili dell'universo
e il suo rame
così vicino ad un messaggio
e ad un augurio
oltre la tirannia
e la furia dove
le nuove foglie rassomigliano
all'affetto
non ad un gracile idillio