io ti ringrazio,
piccola mia luna,
comparsa nel mio cielo
sempre cupo,
ma non sono un neruda,
per quelle quattro strofe
che rabbercio,
non sono di mestiere un rimatore
e mi vesto da poeta a sbafo,
che saccheggia il sole, il mare
e l’infinito
per dare alla tua pelle
quel che sento
e infatti anche stasera te lo scrivo,
vorrei scaldarti come un fuoco in spiaggia,
di quelli che fiammeggiano a mezz’estate,
a questo cuore offrir tutto l’azzurro,
bere da assetato la tua vita,
ma resta il sogno in me
del tuo parlare, l’amore tuo immenso
per il mondo e io m’illudo
di possedere la tua mente,
mentre non conosco le tue mani,
non siamo ancora noi,
ma poesia soltanto ed io
un “neruda” solo agli occhi tuoi