C'è l'io mio che affonda,
naufrago sopravvissuto
nel grande arenamento,
sulle onde prima amiche
e ora a lui
perverse
e tristemente sconosciute.
C'è l'io mio che si nasconde,
come ragno celato
nella sua ripugnante
e fitta tela,
all'esterno graziosa,
ma dentro timorosamente
e velenosamente eretta.
C'è l'io mio che a uscir fatica,
ben ostacolato
come raggio di sole
bloccato dal denso esercito
di cupe nuvole,
che occultano il folgore
dell'azione sua.
C'è l'io mio che vuol però capovolgersi,
non esser più chitarra scordata,
ma divenir in lei tre semplici note:
vivere, mostrarsi e sollevarsi.
Quel suono che basta
per comporre l'andamento
melodico dell'esistenza.