Come schegge impazzite
girano vorticosamente
di casa in casa
di piazza in piazza
blandendo animi
incupiti da promesse
fatue e inconsistenti.
Volti sorridenti
ammiccano
quasi irridenti
da manifesti
tenuti su con sputi
di passanti indifferenti.
Parole, parole,
soltanto parole,
come sempre,
per riscaldare
corpi irrigiditi
da troppi anni
di soprusi e ruberie.
Io vi darò la luce,
io vi darò le strade,
io vi darò il lavoro,
io vi darò le scuole,
io vi darò giardini
per i giochi dei bambini
e panchine per le stanche
ossa degli anziani.
Ma quando verrà
quel giorno in cui
spezzeremo le catene
che ci tengono legati?
Quando verrà
quel giorno in cui
impareremo
a volare liberi
nei cieli azzurri?
Quando i diritti non
saranno concessioni
dei potenti ma un bene
prezioso da custodire
come il sangue
che scorre nelle vene?
Non vi stancate di lottare,
uomini e donne vilipesi,
non vi stancate di gridare
rabbia e indignazione,
non vi stancate di combattere
chi calpesta la vostra dignità.
Diamoci la mano e alziamo
l'altro pugno verso il cielo,
perché i nostri pugni
sono più forti dell'egoismo,
dell'ingiustizia e dell'ipocrisia.