La luna scruta
con occhio di strega
la sinistra ombra
che, silenziosa,
nei vicoli sfugge.
Volge la sera
su strade e cortili,
su bici poggiate
ai lampioni
e sulle corse dei bambini.
Cantano le mamme
il sugo sul fuoco,
raccolgono i padri
un po' di stanchezza,
fra fili di barba
e conti sul tavolo.
La tv accesa
suona note meccaniche
di applausi registrati.
L'ombra, nel mentre,
incede indisturbata
per la sua via,
brillano i riflessi
su mani che scappano,
da una tasca all'altra,
come lame siberiane
da celare
a sguardi curiosi.
Il vento agita
pagine di cronaca nera
e di notizie scadute.
I palloni sbattono
ancora
su pali d'acciaio
che
come malvagie divinità
negano gol
e balenate felicità.
Rientrano, al richiamo
di affettuosi rimproveri
i monelli
con le figurine
ben chiuse in tasca
e la giovinezza
che scalpita fra le dita.
Ma uno si attarda
ribelle ai richiami
attratto, forse,
da una luce fuggiasca
o il tesoro di un demone
nascosto nell'oscurità.
I passi conducono
il curioso avventuriero
dietro il muro di pietra
(che lo sguardo nega)
dove un ghigno
e l'ombra sinistra
lo ghermiscono.