Nel mezzo del camin di nostra vita
ci stava nell'impasto cosa scura
che sol l'idea di farci un solo tiro
ti si strizzava il retro di paura.
Ahi quanto dir cos'era è cosa dura
non sai la qualità né la misura
era erba selvaggia aspra e forte
che nel pensier rinova la paura.
Tant'era forte che poco di più è come morte
ma dopo che ho tirato che trovai?
Dirò tra l'altre cose che v'ho scorte:
giravan gli arabeschi a onde smorte
Io non so ben ridir come v'entrai
tant'ero pien di sonno a quel punto
che la verace via abbandonai
e mai così più forte il disappunto
ma poi che fui un po' folle giunto
la dove ti schizzavano le palle
pensavo che lo sballo si chetava
e invece si piegarono le spalle...
Ammazza che legnata
alfine giunto
che lingua era legata ed io
non ero più compunto
guardai in alto e vidi delle sfere
vestite già dei raggi del pianeta
allor fu la paura un poco cheta
la notte la passai piuttosto pieta
E fui come quei che
affranti e con lena affannata
usciti fuor dal pelago alla riva
si volgono a guardar
fumo che appesta l'aria
mentre li riportava alla deriva
Svuotato il camin di nostra vita
mi riprestai a riempirlo ancora
di un altro impasto che
smozzicai con dita
lo ripigiai all'interno
alla buon'ora...