Lascia o Madre, ch'io posi il capo sui tuoi ginocchi ospitali,
accoglimi, sono stanca di percorrere sentieri
dove i rovi feriscono i calcagni.
Ho le bisacce vuote di ogni sogno
e sul fondo delle vene giace sonnolenta
l'ultima speranza,
che indugia a morire,
refrattaria ad ogni sasso ch'è d'inciampo.
Vedi, Madre, come le vergini stolte
ho dato fondo all'olio delle lampade
aspettando lo sposo, e i bilanci delle stagioni
ho sempre chiuso in rosso.
Ma Tu sei Madre pietosa, non ti curi del rovo pungente
in cui sono caduta,
vieni a rompere questa sindone di morte che m'imbraga.
Lascia che io veda ancora la luce
in fondo al tunnel, chiamami col nome
che mi diedero alla Fonte.
Chiamami forte, ch'io oda la Tua voce;
lampada nuova sia per i miei passi,
grembo fecondo di nascita novella.
8/2/2012