Fiorivano le rose, rose rosse al tuo passare,
rosse come il sangue dei martiri per la libertà,
rosse come il colore delle bandiere al vento.
Parole di libertà, uguaglianza e solidarietà
scavavan dentro le anime assetate di giustizia
piantando semi di speranza e di riscatto.
Dolce sorriso che quasi imbarazzava,
ma fermezza e caparbietà nelle tue idee,
con l'impronta dura e schiva di una terra tanto amata.
E migliaia e migliaia di compagni nelle piazze
a sventolar bandiere e a cantar forte
canzoni che parlavan di lotte e di unità.
E venne quel giorno, venne quel palco,
venne quel viso stravolto dal dolore,
venne quel tuo voler concludere il discorso.
Una mano dolce si posò sulla tua bara,
lacrime sincere bagnarono quel legno,
era il tuo, il nostro Presidente che
piangeva il suo compagno e il suo fratello.
E milioni sfilarono quel giorno a Roma,
milioni a gridare forte "Grazie Enrico",
milioni a piangere in silenzio
sentendosi più soli e più smarriti.
Di quelle rose rosse ora solo spine
conficcate nei cuori di chi ancora spera,
solo spine per chi voleva un mondo senza spine,
non più il rosso intenso dei petali odorosi
ma il grigio scuro e tetro della fine.