"Ti ricordi di me?"
Mi chiese una farfalla, posata sul palmo della mia mano.
"Come potrei dimenticarti? Io ti respiro.
Ricordo che tu sei capace di amare a tal punto
che se tu dovessi sparire l'amore sarebbe eternamente inconsolabile."
La farfalla sembrò arrossire d'azzurro allargando le ali.
"Ricordo quando riposavi in un angolo del tempo
in cui ti sentivi sicura e chiudevi gli occhi senza dormire.
Ricordo quando ridevi con lo spirito che pettinava i tuoi capelli,
ti insegnava a danzare con le mani e ti rendeva felice."
Non poteva essere che rugiada quella goccia che sentivo sulla mano.
"Ricordo che parlavi con l'anima del mondo
e col silenzioso tempo dei cuori che ti sentivano e c'era anche il mio"
Polvere luminosa e azzurra scendeva dalle ali sulla mia pelle.
"Ricordo la tua magia, le montagne e il mare,
quando camminavi leggera e ti bastavano il vento e i paesaggi di luna"
La farfalla si mosse e si poggiò sulla punta delle mie dita.
"Ricordo che ascoltavi gli alberi, le foglie, le pietre,
mentre aspettavi che le ombre si stancassero di calpestare il mondo"
L'azzurro delle sue ali di seta si alzò in volo.
"Ricordalo, tutto questo è stato, e non inutilmente"
Mi salutò la farfalla allontanandosi dal palmo della mia mano.
"Io ti ricordo perché ti amo e amo la tua grazia, il tuo volo leggero,
la tua anima profonda come il mare e delicata come una nuvola gioconda"
Un'onda saliva piena di radici, vicina come l'aria, veloce come istanti.
Un eco tremava sulle mie dita, un ponte di silenzio rovesciato
scolpiva la mia anima che sentiva l'uragano precipitare
e il mio cuore lottava, spingeva il mare,
tesseva una diga intorno per arginare la notte, il ricordo,
l'amore che non voleva sentirne di sentir ragione.