A chi mi risponde
che ha lucide armi
per chiamare la bellezza
fuori del suo chiostro
dico
non con le parole
che fanno della lingua
un vasto impero
di cui siamo capi
possiamo noi capire
quel lontano e vicino di cui
è fatto il mistero.
Apprendiamo invece
dagli uccelli a modulare
la voce triste fino a rispecchiare
la gioia di
quel che accade nei rami più alti
e poi in cielo.
Esiguo è il canto che trova giardini
sfuggenti
ma
è quel che manca forse alla nostra
voglia di essere amati.
Ma se la parola come la vita è una pianta
meravigliosa
saprà attendere paziente
che tu torni come anima
a cantare per me
che sono sprovveduto, sì
ma non inessenziale.