Soffre la persona umana,
doppiamente il pensatore.
Dalla finestra il vento, eseguiva bene il suo compito,
mentre mi fissava il cuore,
fissava ben al petto, mia sofferenza che è nostalgia.
Dolce vento, triste vento, accarezza miei tagli,
so che sempre osservi il sangue dal mio cuore,
scivolar fino a terra,
come verme,
a terra.
Eterna sofferenza, sei tu che differenzi,
l'irrequieto mio animo da altri spiriti,
il viver mio sì tormentato, e
la morte, mai una volta avviene, nella dolce vita umana.
Di guarir nessuna speranza per il nostalgico cuore,
addio, addio universali occhi che d'amor m'han drogata.
Solo morir può esser salvazione,
per animi come me, che quiete stabile non han conosciuto.
M'opprime l'animo, mi sopprime libertà il controllo,
che sempre odiato da me è stato,
ma mia arma in mano libero renderà mio spirito sensibile.
Comandanti, morite tutti, morite tutti!
Come pane cerco ovunque l'alto valor,
che l'animo eleva fino all'empireo,
che l'animo eleva fino a costellazioni baciar.
Che gli schiavi stiano in basso e zitti! Essi dicon realmente.
Essi dicon la libertà, ma l'han sol dipinta su quadri e vetrine;
cara umanità,
nella ricerca, ben posta è la verità.
La tristezza che avverto non è definita, non è nitida,
a capir non riesco la parola che essa descrive;
l'eterna sofferenza fa morir lucidità,
è forse alcool,
che ubriacar fa il mio cuore, di un'inamovibile nostalgia.
Dalla finestra il vento, malinconiche melodie e
dal mio cuor passione e ribellione e l'anticonformista amore.