Passavo la mattina,
e in quella panchina
trovavo sempre un saluto amichevole;
un viso di rughe
sguardo ingiallito
denti caduti,
donati ai topini del tempo
per farci i gradini
per raggiungere il paradiso,
gradini da salire uno a uno.
Potevo passare la mattina,
la sera, e pure di domenica,
trovavo lo sconosciuto anziano
a salutarmi nella sua solitudine,
sulla stessa panchina.
Mai una volta che mi fossi fermato,
era un passaggio, così,
nel tempo,
nel mio tempo,
nel suo tempo.
Una mattina di fine settembre
passai di li,
la panchina era vuota,
mi guardai in giro e le altre panchine erano vuote.
Passai la sera, nulla.
Una signora, in una casa affianco,
disse che durante la notte,
quando il buio tiene strette
le nostre paure,
passasti a miglior vita;
"non hai sentito le campane?" disse la signora della casa affianco.
Ora starai costruendo i tuoi passi
verso il paradiso,
dente dopo dente
da scalare,
da salire senza guardarsi mai indietro.
A me piace ricordare quel sorriso,
quell'anima anziana che mi regalava un sorriso
e un saluto,
in cambio, voleva soltanto un sorriso e un saluto.
Se un giorno, nella mia vita
arriverò ad essere anche io
un anziano,
andrò a sedermi in quella panchina
a sorridere e salutare i passanti,
e se qualcuno
avrà l'animo sensibile da ricambiare il saluto e
ricordarsi di me
quando anche io,
passerò a miglior vita,
spero, occuperà di conseguenza questo posto
spero faccia lo stesso,
per un susseguirsi di persone
che camminano nel tempo...