Quando con la biro in mano o battendo i tasti,
dimentico del Croce e credendomi poeta,
o se assennato qual mero scribacchin di versi,
su vuoti spazi di carte virtuali o vere
fisso i miei pensieri, i ricordi, le speranze
del tempo passato, dell'oggi o del futuro,
spesso mi domando: "Perché tormenti
i bianchi o gli elettronici fogli? Perché
li righi, li graffi, a qual pro lo fai, sì perché?
Chi vuoi che legga le tue fantasie, gli attimi,
i sogni i frammenti di una vita solo tua?
E se mai letti i fogli chi ti potrà mai
capire o compatire? Sarà il tuo dolore
deriso e forse poi schernito? Chissà!
Saranno poi le impresse lì tue gioie viste come fole?
A chi importa sai se tu un tempo amavi Luisa
e quella non t'amava, se per la morte di Rufus
il gatto tu piangevi e se nel veder quel giorno
quel monte di pace e di silenzi felice ti nutrivi?
Se ieri lei t'amava e or non ti ama più? Mah!
Meglio sarebbe allora buttar via la biro e lesto
come pur e per sempre non sfiorare i tasti?
07-03-2011