Quel cielo rosso sopra la città,
svegliarsi in soprassalto per fuggire,
sotto le bombe andavano a morire
innocenti, per avida viltà
sotto le case rotte.
Quel fragore ricordo nella notte,
con il cuore sgomento di bambina
e le ansiose scappate giù in cantina
per non sentire boati e ininterrotte
truci deflagrazioni.
Nella concordia paure e sensazioni,
ci abbracciavamo stretti nel cortile
guardando con speranza il campanile
con rosari e sommesse implorazioni,
temendo il "pippo" in volo.
Piccolo e temuto aereo tutto solo,
preannunciava sirene e bombardate;
nascondevamo il capo nelle ondate
di terrore con le armi prese a nolo
tra gli squarci di fuoco.
Cadeva sinistrata a poco a poco
la città con le storie e le sue sorti,
e le sue mura sopra i tanti morti;
gridava contro il muto, orrendo gioco
che ignobil sfida sferra.
Fumava questa nostra amata Terra,
con le mani bruciate dal suo nulla
collina di macerie, riarsa e brulla.
In pace tornerai: mai più guerra
gridò l'umanità.