Guarda la tua paura,
la fragilità che non vuoi ascoltare,
l'odore della tua impotenza,
i cristalli di nebbia, la tua incertezza,
la neve della tua precarietà,
così maldestri, impacciati, presuntuosi,
impara il loro scabroso alfabeto.
Cammina assieme a loro
senza vergogna o imbarazzo.
Sfiorali con le labbra che hanno dita
capaci di disegnarne i contorni,
le radici amare della tua irresolutezza.
Hai solo un modo per andare avanti
verso il mezzogiorno della tua pienezza.
Abbracciali e amali come le frange timide
dei tuoi "non posso", "so solo sbagliare",
i cataloghi spezzati delle tue delusioni.
Abbracciali e accarezzali
come gli sfortunati fratelli della fiducia,
patetiche e balbettanti ombre,
ma sempre carne viva del tuo cuore.
Lo spavento turbinoso è l'alleato
che può tracciare la via verso il coraggio.
L'errore che rosicchia perfido le ali
è il tirocinio indispensabile per ritrovarti.
Cammina con loro al tuo fianco.
È come stare in compagnia
di un bambino timido e tremante.
Tu gli puoi dare un poco della tua forza,
lui può ricordarti cos'è la meraviglia.