Sembrerebbe strano,
ma esisteva lo scrivano.
Praticava il suo mestiere
nelle strade del quartiere,
si poteva anche trovarlo
nel loggiato del San Carlo.
Fermo lì col suo banchetto,
elegante in doppiopetto;
carta, penna e calamaio,
anche al freddo di gennaio.
"Professò devo spedire"
-Presto si, che devo dire?-
Svariati gli argomenti
dipendeva dai clienti:
curiosi, eccezionali,
molto spesso personali.
Non celavano segreti,
falsi, seri o indiscreti.
"Quanto costa, professò?"
-Ma, dipende, non lo so;
dieci righi quattro soldi,
tutto pieno fino ai bordi.-
Della vita quotidiana,
della Napoli campana
lo scrivano professore
era come un confessore.
Una usanza regionale
a dir poco geniale.
Era il mondo della gente
che aveva poco o niente,
che credeva negli affetti
con i pregi e coi difetti,
che felice stornellava
anche quando non mangiava;
per mancanza di cultura
un rimedio su misura
ormai tutto tramontato
ma che io non ho scordato.