Il sole al meriggio riscaldava e illuminava il cammino.
Grosse nuvole grigie sostavano basse all'orizzonte
e quel vento strano nato all'improvviso dall'est
spingeva dal basso e muoveva gli elementi di quel cielo
cambiando lo stato delle cose.
Una penombra fredda
dominava l'animo di quel giovane alto e moro
che camminava distratto per la via.
Vecchie parole echeggiavano nel bosco
rimbalzando tra gli alberi di faggio e le vecchie querce
piombando tra le verdi siepi
e perdendosi nel silenzio della memoria.
Restavano solo sguardi fugaci
liberi dal sentimento e dalle emozioni
imprigionati nella mente e nel cuore.
Guardava quel fiorellino e lo vedeva crescere
e crescendo farsi sempre più bello.
Non sentiva più l'odore e il profumo espandersi
e dominare l'aria in sua presenza.
Un'eclissi aveva offuscato e terrorizzato quel cuore
nella sua piena primavera.
La paura aveva bloccato quel corpo fermandolo.
Fu così che prese l'amara decisione
di ritornare sul vecchio e sicuro sentiero
dove tutto era conosciuto, chiaro e familiare
dove nulla creava stupore e meraviglia.
Lì sapeva come muoversi
lì conosceva gli angoli e le svolte
lì non c'era l'imprevisto
lì nessun vento sarebbe penetrato.
Lì sognava la sua breve primavera.
Lì conobbe per tempo il suo ultimo caldo inverno.