Estasi lucente e sopraffina,
inviolabile perpetuazione
di prisca romanità,
tra le conchiglie secolari
di Auriate e Contrada Mondovì racchiuse,
t'ergi Cuneo,
baiadera di sfavillante socialità
ch'un tempo a fiera oppositrice t'ergesti
delle unghie del marchese di Saluzzo,
dall'anelito a conquistarti rapito.
Cuneo,
che fosti poi
ebbrezza d'orgoglio savoiardo
che di fresca clericalità ribolli
tra i soavi campanili
di sant'Erasmo, san Tomaso e san Rocco;
impettita eppur umile ti distendi
a mostrare i tuoi fascinosi confini,
custode sei
dell'anima urlante
di seducenti portici
profumati di amori e peregrinazioni,
che pur anonime
nel tuo ardente nome dimorano.
S'ostende il tuo ineffabile chiarore
tra Bombonina e Madonna dell'Olmo
San Benigno e il Passatore,
il tuo sguardo persin s'ingentilisce
allorchè piazza Virginio
di prelibata ortofrutta si esibisce.
Cuneo,
diadema in cui anche scalpita
il fedele cavallo del buonumore,
poi chè quell'attor partenopeo
gaudente ti volle immortalare,
"io a Cuneo ci ho fatto tre anni il militare";
vivi
iride di Piemonte
tra celia e fasti
che mai si spegneranno
e in te sempiterni si specchieranno.