Affresco discreto
in un abbraccio avvinto
di divina estasi
che dalle labbra stellate del Sesia,
delicata promana.
Vercelli,
pioggia di magia che si veste
immarcescibile protagonista,
sulle pure note di violino,
del suo Viotti Giovan Battista.
Dama di scienza
che lo spumeggiare baciò
dell'anelata modernità,
di chimiche e fisiche elucubrazioni,
dell'appassionato Amedeo Avogadro,
ch'ora sempiterno splende e splenderà,
nel nome di lui dato,
alla tua università.
Celti e Libui furono il tuo battesimo
dei Visconti fosti amante e ostello,
e di essi ora conservi,
quel tesoro di castello,
diadema di aeree seduzioni,
piccola eppur grande sembri,
tra torre dell'Angelo e torre dei Tizzoni.
Vercelli,
città profumata di umili risaie,
bambina multiforme eppur quieta,
che nella matita avesti dimora,
del sommo fiorentin poeta,
su palati e gola s'estendon le tue mani,
quando offri per sublime sapore,
panissa, tartufata e bicciolani.
Oasi di romanica avvenenza,
tra le forme di sant'Andrea,
tempio di reminescenze gotiche immortali,
tra le mura di san Marco.
Piazza Cavour è tuo centro pulsante,
cesellato da fantasia di vetrine,
avvenente e scintillante,
Di passeggiar concedimi
tra le favole dei tuoi occhi belli,
poesia che per nome hai Vercelli.