Nella mente serpeggia il ricordo
come un ritorno improvviso
il tempo cristallizzato in un viso
un tenue fragile suono sordo.
La lontananza è figlia del vento
capriccioso durante il cammino
lacrime innocenti d'un bambino
la cruda realtà e lo stento.
Il sangue innocente come un fiume
argini frantumati dall'astio
dell'uomo cieco senza un Dio
alla colomba hanno strappato le piume.
Nella mente bagliori accecanti
la storia monumento senza nome
il colpo la saetta del drone
d'ipocriti subdoli regnanti.
Cosa rimane lo scheletro?
oppure briciole e frantumi
tremanti fiammelle e lumi
a rischiarar il nudo feretro?