Mulini a vento soffiano nuvole assopite
incontro al crepuscolo quotidiano,
nella cenere dell'incendio solare
appari tu vestita di tramonto.
Note elettroniche danzano in cielo
sposando stelle nel firmamento boreale,
navi volanti salpano per la luna,
manine agitano addii sui moli di pietra.
La tua immensità è di infinito cristallo,
il seno di statua, il ventre di scirocco,
distesa sul mondo come una gigantessa
lo fai tuo colmandolo di bellezza.
Vermi, come dita, brulicano sui fianchi
scivolando via ad ogni liquido sbadiglio,
regina di un castello di bacche e spine
mi rendi schiavo del tuo occhio annoiato.
Il tuo palmo è una lapide di ghiaccio,
la tua insolenza spaurisce il cuore,
spietata, seppellisci i miei versi
immobili, nei substrati di malinconia.