Ti nuotavo tra la ragione e il cuore
mentre appendevo tempeste di nubi
dove abitava il mare.
Avevi mani grandi,
caldi nidi di carezze
ad accogliere i miei ritorni,
quando mi perdevo nei silenzi.
Ero pioggia,
dilagante alluvione
sulla pace della tua terraferma,
dove taceva l'orgoglio.
E spogliavi menzogne
con la tenerezza di un vinto
se mi sfioravi l'anima
che priva di te, moriva.
Scrivevi canzoni
sulle corde di una chitarra
alla luce d'un vermiglio falò,
a riscaldare le illusioni, le paure.
Poi si perdevano le note,
scivolate dal mio sordo cuore,
intento ad ammirare l'orizzonte
che non ti apparteneva.