Rami spezzati, piante divelte,
tralci rotti, fiori traditi,
recisi, negati al bacio del sole,
boccioli appassiti.
Un fiume di sassi sul regno del prato.
Fronde sospese all’ultima attesa,
ingiallite, sbriciolate dal vento.
Odoroso di fiori, dominio di corolle,
ora di cardi e di gramigna il regno,
Avanza il rovo sui muri di muschio soffocati.
Serre e stufe non sono:
dove la vita un dì oggi si langue.
Digrigna il ramarro sul misero abbandono.
Vacilla il corvo sul ramo incerto
antenato di rose.
Malfermi silenzi vagano
sfiorando vivai di morte.
Asparagi rimboschiti,
gerani ricurvi ed ingialliti.
Vagano a consolar leggere
vasi di ciclamini spenti,
giacinti sfioriti,
selvagge orchidee morenti.
Piange dolcezza la mimosa antica
tristi baragge lambisce.
La quercia eterna freme,
il palmizio altissimo barcolla
tutto finisce,
geme infinito spiacevole abbandono.
(1962)