Rinchiusi
nella nuova torre di Babele,
costruita con colpevole
accanimento,
ci ritroviamo
ad essere monadi isolate,
numeri in successione
stabilita.
Siamo logorati dall'abitudine,
disincantati dall'esperienza,
spenti dall'apatia
e così, trincerati
nelle nostre carceri interiori,
affannati a difendere
i nostri inutili possessi,
siamo rimasti privi
del pane della solidarietà.
Ci manca il pane della gioia,
ci manca il pane del perdono,
abbiamo svenduta
la nostra libertà
agli idoli del potere,
del denaro, della lussuria,
ma dal fondo
della nostra coscienza
emerge un sussurro
che avanza e diventa
voce,
implorazione,
preghiera,
riscatto,
grido dell'anima.
Signore, ti imploriamo,
apri Tu i nostri sepolcri interiori
e facci risalire
dalla fossa dell'indifferenza,
dalla fossa dell'incomunicabilità.
Indirizza Tu, o Dio,
i nostri incerti passi
sui sentieri della speranza.