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La Strage - stralcio
Stralcio
...
Il bus arrivò ed Angela salendo andò a prendere posto nella breve fila di singoli sedioli allineati davanti alle porte d'uscita.
Il conducente aveva atteso qualche istante e poco dopo aver avviato il veicolo, si era messo furiosamente a suonare il clacson ripetutamente, perché un furgone s'era messo obliquo sulla strada e gli impediva di proseguire.
Nel medesimo istante un boato improvviso aveva squarciato l'aria e superato il frastuono del clacson, sebbene giungesse da un luogo non vicinissimo. Una deflagrazione che fece tremare i vetri e bruscamente bloccare il bus; molte persone, sotto la spinta dell'inerzia, avevano perso l'equilibrio ed erano cadute una sull'altra sul pavimento. Si levarono alte grida: i lamenti di coloro che s'erano fatti male. Il manovratore gridando qualcosa era riuscito ad aprire le portiere.
Tra gli spintoni e le imprecazioni, calpestando quelli che giacevano a terra, i viaggiatori si erano gettati fuori scendendo dal veicolo e mettendosi a correre di qua e di là sulla piazza. Angela era stata capace di non cadere e di non calpestare il prossimo in difficoltà; era scesa tenendosi saldamente al corrimano a lato del predellino e non appena fuori, aveva cercato un vigile perché chiamasse l'ambulanza per dare soccorso ai contusi del bus.
S'era creato un fuggi-fuggi generale; ognuno scappando si dirigeva a caso, non sapendo bene da quale parte scappare. La paura aveva creato il panico, tutti gridavano il loro parere inventato lì per lì e non c'era nessuno che sapesse dare informazioni; nessuno sapeva cosa fosse accaduto. Tutti però sottacevano d'aver riconosciuto nel fragore l'esplosione di una bomba.
Angela aveva provato l'impulso di correre verso la piazza adiacente, da dove le era parso fosse provenuto lo scoppio ma era riuscita a trattenersi. Guardava la gente come impazzita che si dirigeva a destra ed a sinistra, senza ragionare e senza calmarsi.
Arrivò l'ambulanza e gli infermieri si adoprarono spruzzando sugli ematomi liquidi freddi, medicando le escoriazioni e cercando di rimettere a sedere in migliori condizioni i malcapitati finiti sotto i piedi dei fuggitivi.
Con il cuore in tumulto, non sapendo cosa altro fare, Angela era risalita sul bus con le gambe che tremavano. Si sentiva confusamente in colpa senza distinguere che cosa le procurasse quello stato d'animo. Alcune persone tra quelle che erano cadute, si erano rimesse a sedere cercando di ricomporsi; altre ancora, amareggiate e scoraggiate erano risalite con l'agitazione di chi era scampato ad un grave pericolo e non vedeva l'ora di ritornare a casa.
Il conducente aveva richiuso le porte ed in silenzio aveva ripreso la sua corsa.
Dopo venti minuti circa, Angela saliva le scale della propria abitazione.
Entrando aveva salutato la Tata vestita di tutto punto, pronta ad andarsene. Aveva preso tra le braccia il più piccolo dei figli e si era messa a sedere; li volle accarezzare tutti. Lo spavento che aveva nel cuore la teneva col fiato rotto dall'ansia e non le riusciva di non mostrarsi agitata ai bambini.
"Mamma cos'hai? Perché tremi?" Matteo sta bene, non gli fa più male il dito!"
Accarezzandoli e senza rispondere, Angela aveva acceso il televisore ed aveva sentito che stavano già dando la notizia:
"È esplosa una bomba in un luogo pubblico provocando una strage. Il numero dei morti non è ancora precisato, ma sono molti; i morti sono molti...!"
Con sgomento Angela aveva stretto a sé i suoi piccoli ed aveva promesso loro, spinta dalla paura del momento, che non sarebbe mai più uscita sola.
Squillò il campanello di casa; insieme andarono ad aprire al papà che, come ogni giorno, tornava a casa per il pranzo passando attraverso le vie e le piazze della grande ed amata città, improvvisamente divenuta pericolosa.
Gli sorrise e lo accolse con particolare tenerezza, contenta di averlo lì presente, come ogni giorno, insieme con l'intimo desiderio che potesse essere per sempre!
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1 recensioni:
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- Veramente molto apprezzato per il suo stile e contenuto!
- Rispondo a Ellebi: sì, stralcio significa proprio ciò che hai detto:
è un brano di racconto più lungo, con lo stesso titolo, pubblicato nel mio libro di racconti Foglie Rosse. La strage è quella di P, za Fontana a Milano.
- Cosa significa "stralcio", che il racconto era più lungo e da questo ne hai tratto quello che qui leggiamo? Ottimo comunque. Non so a che strage ti riferisci, resta però il fatto che hai descritto un classico attentato del terrorismo islamico. Ancora oggi è quello che va per la maggiore, ultimo quello al consolato italiano in Egitto. Prima del muro, attentati suicidi in Israele prendevano di mira ristoranti e autobus. Negli anni settanta in Italia ci furono attentati di questo genere ad opera di gruppi neofascisti, e altri, pochi, di cui non si conosce con certezza la matrice. Saluti
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