Sarà quello che sarà
non ho paura del buio.
Sono ancora a quel bivio,
colpa sarà della mia cecità.
Ho vestito il nero saio,
ho coperto il mio volto,
la mia anima ho così avvolto,
per pesarla su questo staio.
Ciò che ho amato è andato,
ha lasciato solo pene,
eppure vissi con tanta speme,
ora con i ricordi sono abbandonato.
Non più cuore nel mio petto,
lo dico e grido al mondo.
Non c'è più quel bimbo biondo
degno non sono più dell'antico rispetto.
Rubo amore, se posso, è così passo.
Lascio sempre speranza nel nulla,
nascondo questa anima brulla,
attendo l'ora del mio trapasso.
Speranza nel futuro è cosa vana,
vivere nei paterni principi, maledetti
che nella vita io credetti.
Sarebbe stato meglio nascere puttana.
Ho dato tutto e chiesto poco.
Caricato mi sono delle altrui pene.
Beato sono tra quelle genti serene,
nel donare loro il calore del fuoco.
Ora è tempo del profondo riposo,
sono ancora chiamato ad ardui affanni,
ma sono trascorsi, ormai, i miei anni.
Perdona me e l'animo mio tenebroso.
Colpevole sono di rubare carezze.
Riempire voglio la vuota anima.
Bere ancora la salata lacrima
e sublimarla, infine, con ardue promesse.
Perdono chiedo, per i peccati
Punizione mi aspetta
che il mio animo rispetta.
Vivere vuole in quei tempi andati
Nati siamo per amare e soffrire,
speranza sola innanzi ci porta.
Col tempo la carne si è corrotta,
e pronti siamo per morire.