Amor mio, mio giovane amore
che partisti all'alba
su quel treno fuori orario,
ti scrivo ogni giorno
all'incontro tra il tramonto e la sera.
Ti ricordo quel bacio che mi rubasti
per portarlo con te
là dove il fuoco che incontri
non è quello delle mie mani.
Non c'è filo d'erba
che non mi riporti il verde dei tuoi occhi,
non c'è fiore di campo
che profumi più delle tue guance.
L'avidità umana
impedì la prima notte
e tutte le altre,
distolse le tue braccia dai campi
portò i tuoi passi sull'arduo crinale
di ben altre montagne,
allontanò quei giorni
in cui i ragazzi divengono uomini
più lentamente che sulla terra bruciata.
Ammutolisco ai rumori
che sovrastano le campane,
dimentiche dei suoni di festa,
pesanti del silenzio delle madri.
Io che madre non sono
son figlia e sorella,
e amante mancata
di uomini in guerra.
Ma ti chiamo, mio cuore,
perché l'attesa sia fedele compagna
e non tradisca il passato
che prometteva il futuro.
Tu leggi ora ciò che ieri ti scrissi
e domani ciò che oggi ripeto
perché i tuoi occhi guardino oltre la trincea
e il mio respiro ti giunga
a tener vivo il tuo.
Il tempo ha cambiato misura
e la rugiada non trova i petali,
le galline hanno smesso la cova
e il mulino macina solo speranza.
Ma non muta direzione il mio pensiero
che rinnova ogni attimo le sue ali
e ti bacia di baci
a cui la bocca non basta
perché la mia vita
attende solo la tua vita.