(a Vacri, mio paese d'origine)
L’aria di casa mia
non ha alcunchè
di vistoso
tra foglie di querce
solo quadrifogli
nascosti parlanti
tra le memorie
delle stagioni secolari.
Sapori di rugiada
freschi decembrini
e aliti di pollini
tra espressioni coltivate
alle nascite d’alba
e di tramonti primaverili;
i rumori
dei trattori raccolgono
frutti ed erbe di fieno
in balli di quadri
pastellati fino al cielo.
E tra le infinite memorie
si spogliano gli affanni
dei lavori sui corpi
degli anni…
Mi trovo sola,
come in un sogno
davanti alla montagna
invalicabile, lontana,
innevata anche d’estate,
scruto scheletri
da lontano
tra gli avi delle presenze.
Olive spremute
in olio
sulla fetta di pane
provato con il bacio
d’amore sciolto
al sapore desiderato.
Distese dipinte
nel cuore dei miei ricordi
ancora oggi, adesso
vigila con il tocco
per non fuggire
dalle origini
a cui appartengo…