È notte tra le coperte, buia come i nostri visi. Tu mi tormenti e t'avvicini come una trottola di piacere, superi lo spazio e mi possiedi. Non posso gridare perché t'amo. T'amo quando sei luce e ridi, t'amo come corpo che giace e gode.
Concedersi all'insegna dell'amore, quel "t'amo" dà energia e colore a tutte le emozioni che questa unione di corpi genera.
Quel "t'amo" è la chiave di tutto, può sembrare banale, ma è ciò che distingue l'egoista ricerca dell'effimero piacere, da qualcosa di ben più nobile.
PS: ho letto il tuo commento alla mia poesia "il precario": è una chiave di lettura, in realtà volevo trasmettere quella sensazione di smarrimento quando si vivono temporanei momenti di "amore".
Grazie della tua poesia.
Spesso, come in questo caso, il titolo della poesia ha l'effetto di un simbolo grafico, spiega e scolpisce quello che i versi, titolati diversamente, non avrebbe fatto. Monsignore è un termine riguardoso che deriva dal francese: mon "mio" e seigneur "signore" ed è quello che vuole evidenziare l'autrice, la devozione verso chi la desidera. E gli si concede con particolare adorazione, quella che le ha ispirato questa elegante, giovanile, apprezzatissima poesia.