Ondeggia il barcone tra i marosi
teme il migrante per la vita sua
ma nel futuro pone la speranza,
dorme il barbone nelle estive
notti sopra una panchina poi
nel rigore dell'inverno un letto
di cartone, i ponti una stazione,
sogni gli stessi in tutte le stagioni,
tirano la cinghia, poche in casa gioia
allegria da tempo, il disoccupato
come pure il vecchio pensionato,
guerre uccisioni atrocità dando
lo sguardo al mondo da lontano
e guardando di nuovo più vicino
negli ospedali vedi sofferenze
quanti carcerati e quanti derelitti,
tanti, cosa accomuna ciascuno l'uno
altro? Che sorga, dopo le notti buie
di dolori di lamenti e stenti tanti,
le passate e ingannevoli fallaci albe
false, quest'alba agognata e vera:
che dal mondo, dalla vita da oggi
si cancellino per sempre il nero
il brutto, si muti tutto nel più bel bianco
tanto: pace libertà dignità salute lavoro
qualche euro in più e a ognun un tetto