Dopo che ha danzato il crepuscolo
si stagliano nel buio i suoi lineamenti
ed è la pioggia di pace dei sensi
intravedere la rosea aurora con lei.
Ma scende nel pozzo degli anni a venire
il setaccio dei giorni
e vedo gli acini dei suoi occhi
che appassiscono sulla vite ramata.
Sono colto da una fitta nel petto
e, in una notte cupa, le gocce sui vetri
recitano una preghiera
che sia un canto all'unisono:
che il merletto lunare che agghinda
il fantasma della solitudine
si spenga per entrambi nella polvere,
scendendo insieme nella valle silenziosa.
Mentre i chiodi delle stelle son conficcati
come punture, i suoi sinuosi fianchi
di miele smorzano i pensieri inquieti
ed allora ne colgo il fiore: lei è musica.