Risplende nodoso
Grande Albero d'Oriente
e cadon scintille nelle ceste dorate,
come acini maturi dal ramo più alto
discendono i frutti a inverdir la terra
ed è di nuovo Estate
Divampa il fuoco nella selva
dolce e vivo,
come vite che sgorga dalla foglia
e imbrunisce le colline,
al far del vespro
giù dai monti
di indaco e porpora
si tinge il creato
Rifrange la luce
fra le bianche vesti degli erranti
e il filato dei pensieri si scioglie,
una sola sincera lacrima
d'infinita grazia s'adorna,
come prisma di geometria celeste
che racchiude mille sentieri
e della notte colora il velo
Frecce di sole illuminano il cielo
e goccia a goccia
sprofonda nel nero dell'iride
il verde rubino,
di ogni chiave
e punto
al modo delle stelle
si spande il tratto,
fra costanti e variabili
si rispecchia il disuguale
medesima rivoluzione di medesima spirale
Danzano i rami
descrivendo lo spazio
ed ogni gesto
segreta cura trattiene
per sintesi solare,
al lento inceder del tempo
val bene in fondo un istante
come pioggia che alla volta risale
Umido occhio celato al giorno,
pare sordo il volto
finché dal Mistero è preso,
che d'un giorno di sole
e vento e grandine,
in ambra scintillante
il cuore si fa di cristallo
e verso l'alto risale
Non più grave è il frutto,
nero opale fra inaccessibili rovi
ma di natura e vita assume i colori,
come sale dalla marea
a riva è spinto dal contrasto,
fra il turchese e l'amaranto
con semplicità s'addensa il bianco