Dea onnipresente,
clone femminile di Giano:
mi volti le spalle, ma mi vedi
apparentemente distratta, ma mi senti
anche se non respiri sento il tuo fiato.
Percepisco te ed il tuo pensiero
a mille miglia di distanza,
seppur faccio qualcosa che non sai
io so già che non sarai d'accordo.
Comunque, a prescindere, sempre.
Donna forte, ancor più, ferrea
con te e con gli altri.
Ma ancor più con me.
Raramente abbandonata
a sincere, dolci carezze di parole materne,
sùbito ritratte come senso di debolezza.
Mi hai cresciuta lasciandomi sola.
Io, figlia ingombrante,
frutto di un dolce abbandono
all'umano amore per mio padre,
un marito poi diventato un disastro.
Quell'uomo che pensavi diverso,
che ti ha reso vulnerabile
come una comune mortale,
ma che poi hai odiato
per averti fatto cadere
nell'errore di aver creduto in lui.
Allora sono diventata lo specchio
di quel tuo fragile momento,
ed ancora in me vedi
quella tua antica mancanza di controllo.
Sono cresciuta palpando quest'aria
carica, densa di mille rimpianti.
Sentendomi dire frasi dolenti
che spesso han ferito a sangue il mio cuor.
Il bello è che credi,
incuor tuo ancor oggi,
di avermi cresciuto con grande talento,
rendendomi forte con i tuoi insegnamenti
all'insegna di ferrei colpi d'amor.
No, mamma, non è questo che avrei voluto da te!
Da bambina piangevo se dicevi "Sii grande!"
Da grande avrei voluto sentirmi piccina.
Mi odio sentendo crescere in me
quel sottile rifiuto del tempo ormai andato:
quel tempo sfuggito alla tua morbidezza
di essere madre con tanta umiltà.
Ora cerco di metter una pezza al passato,
facendo finta di aver tralasciato
quei duri momenti di vita vissuta
all'insegna dei tuoi crudi, costanti rifiuti:
rifiuto al tuo dolce abbandono all'amor,
rifiuto di vedermi come il suo frutto miglior.