Alto.
Almeno un metro e novanta.
Con un cazzo da venti.
Di diametro quaranta.
(le unità di misura mettetele voi)
Bello
Come un mattino di maggio.
O, per essere banali, come un miraggio
Come un atto insensato di coraggio.
Che mi ricorda che un uomo è un uomo,
anche quando, a testa china, chiede perdono.
Saggio
Come i sassi in pianura:
fermi, immobili, intransitivi.
Profondo come le radici degli ulivi
che ciucciano la terra da mille anni
Senza mai sputare o dire “che schifo”
anche quando ci mettono il letame.
Perché la guerra è guerra e l’ulivo ne ha viste tante
solo perchè sa aspettare,
e sa mangiare dove gli altri vanno a cacare.
Amorevole
con chi merita un posto nel cuore.
Dentro ad un ventricolo, posto d’onore:
caldo umido e sanguigno come l’arancia
E chi non amo me li metto in pancia
O più sotto, nel ventre
A sguazzare nel putrido, mentre,
Io
Cullo col mio battere cardiale
Chi m’ama, chi amo, chi lo vale.
Coraggioso
Come una madre di padre ignoto:
scappato, morto, o in cerca di sigarette.
Che sa ancora ridere se gli raccontano barzellette
Che sa ancora ridere al suo bambino
Anche se da ridere non c’è niente
Ed è di nuovo mattino.
E adesso basta! oppure ancora?
No, taccio, non è più ora.