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L'uomo che dialogò con la sua anima
Un dì, ei era là alla marina volto
disteso su la sabbia diserta con l'occhi aperti e in priego raccolti,
dalla parte ove Po' discende e nel mar s'insala molto,
con l'affluenti sui nell'acque sue disciolti.
L'alba vincea la notte e l'orizon se schiariva poco a poco
colorando l'acque de luce chiara e che l'onda fea tremolante,
finchè lo bel astro emerse de fronte a lui e dal suo preciso loco;
dall'opposta parte di dove Tevero scompare e che mirando lo mar, leva retro e non devante.
Sanza saver perché, dalla sabbia umida se levò dolcemente
mirando lo spettacol natural che venìa offerto a lo suo volto un po' compunto,
finchè sentì 'na voce che venia da lo suo retro che disse melanconicamente:
"dhè! Perché t'alzi"? "Dhè! Perché te ne sei da me disgiunto"?
Ei se girò de scatto e se guardò attorno e non vide alcun corpo vivo
passeggiar per la piaggia diserta alquanto,
ma in su la sabbia vide un uom disteso, de lo lume de l'occhi privo.
Era immobil con le sue mani giunte come se avesse pregato tanto.
La bocca sua era chiusa e sanza spiro,
ma l'udì novellamente dir "te priego nun lassarme solo".
Ed ei disse: "Tu chi sei che parli meco sanza alcun sospiro"?
"Perchè le membra tue nun movi e tu si quà immobil e sanza duolo"?
Ed ei rispuose: "guarda ben la faccia mia e rimemberai, che la carne che qui giace
e che tu ora vedi, era, di poco fa, anche la tua, infin a questo punto".
"Nun sun cambiate le leggi d'universo, ma ho pregato tanto che qualcun, lassù, grazia me face
e per breve tempo posso dialogar cun te, che nella vita eri a me congiunto".
"Tu si lo spirto mio e per l'altri nun sei nemmen un'ombra,
ma tanti giusti consigli m'hai sussurrato".
"I' nun t'ascoltai nemmeno un giorno, ne un'ora e ne un minuto sembra,
perché or me ritrovo quivi peccator morto e in la sabbia un po' sotterrato".
E lo spirto rispuose: "Quando da lo tuo corpo son uscito, tutto di te ho dimenticato
e aspetto che l'ordine divin m'indichi in qual loco andrò d'ora in avante".
"Son, però, un po'sorpreso, disorientato e frastornato,
poiché al momento della morte tua, i' dovrei esser già nel loco etterno e a te simigliante".
L'uom disteso in la sabbia e senza spiro disse: "in vita mia ho peccato molto,
ma quando quivi giunsi, peccator, stanco, malato e perso,
ho gridato a Dio lo mio pentimento e mirando te vedo che, meno uno, ogne peccata m'ha resolto".
"Or son qui a pregar te de compiacermi e de violar per una volta sola le leggi d'universo".
"Se odi le mie parole, puoi sentir anche la voglia mia de far ammenda vera
e chiedo a te, anema mia, de aver n'altra possibilità ne la vita su esta terra,
perch'io possa, con doglia del corpo mio, riscattar la colpa prima che se faccia novellamente sera,
perchè buntà Divina i' nun merto e vorrei far del ben, prima ch' esta sabbia sovra me se faccia serra".
"I' vedo in te, ch'è Bestemmia la colpa che Dio non m'ha perdonato,
che in le labbra mie era sovente, perché Lui offender volevo".
"Or se questa grazia me verrà concessa, giuro di non proferir più parola come se or ora fossi nato
e pregherò sol con mia mente per cancellar l'offesa ed è sol questo che voglio e devo".
La quasi ombra se commosse, se avvicinò a lui e lo avvolse.
Poi disse: "lo tuo pentimento è si verace che lo cor me tocca e lassù qualcun, di me più avante,
me dice de far ciò che dici" e poi in lui se sciolse.
L'occhi de l'uom in la sabbia ripreser lo lor lume, s'alzò, se girò e muto andò opposto al sol levante.
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