Volerò splendida, metamorfosi in Albatro, ed al sol,
unente vivente, di libertà l'alchimia.
Da praghese cimitero,
come in Cielo così alla Terra,
la misteriosa corrispondenza, ed io forse la pensai,
pur senza prepotenza materiale.
Elastici nubilii nell'alta volta dipinti come in cattedrali,
ed alle trasformazioni armoniche e spirituali,
mentre gl'astri mi dirigevano col grigio denso, cimiteriale,
fortemente il mio pensiero mi trasportò.
Ardenti suoni di zampogne nell'aria opaca, nei respiri dei corvi in lutto,
nei colori più vividi dell'albero della speranza.
Ieri mescolavano terre,
capaci, rassicuranti, innovative all'udito de' miei tempi.
Non c'insegnano allo sperimentalismo,
e la conseguenza del fare ciò è che s'immane iddentro,
schemi concettuali restretti.
Non c'insegnano alle trasformazioni,
e la conseguenza del fare ciò è che s'immane addentro,
chiusi, serrati, bloccati, asfissiati, dall'apnea obliterati,
nella staticità,
morti soffocati.
Non c'insegnano a pensare,
c'insegnano al numero contorto della ragione ghiaccio,
fredda regione d'un intuito calcolatore.
Non c'insegnano ad essere Noi,
manipolati ad esser come scritto e detto.
Non c'insegnano ad Essere,
ma nell'avere trasmutato nell'essenza,
fondamentale principio della mia generazione quieta.
Io, nella quiete,
non sto.
In ribellione sprezzante provocatrice e veritiera guardiana e
difensora di libertà,
sto.
Volerò splendida, metamorfosi in Albatro,
ed alla cima appenninica più al vertice della mia esistenza,
io splendidamente oltrepasserò,
Aldilà.