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La febbre

Perduto il nostro amico nei cieli
d'alluminio.
Perduto il nostro amico
nei cieli di metalli.
Abitazione d'aereo l'azzurro
come lo zolfo profuma
la casa dei demoni.
La scienza ubbidisce e serva,
una cameriera straniata
de suoi motivi recisi.
Il piatto d'un chimico ingegnere
il pianto d'un bambino
reduce di cenere.
La febbre dell'artista
ed un poeta circonflesso e
chino a riflettere il dolore,
la cognizione del malore.
Per l'aria tersa il vetro
pungola il gene,
ed è così irto il cammino
che il muschio non consola
uno strato di pelle.
Lassù un cipresso, lo vedo,
cogli occhi consunti e
penso esasperata: è il mio rinfresco.
Nobile e combattente l'albero
non soffierà
il mio processo di morte.
Dianzi un'ombra discende
grigi polveroni spargendo.
Inconoscibile identità
nell'intorno luce divampante
la verità sulla breccia
s'accascerà
morendosi un po' con me.
Non si muore per l'eterno
e del tutto mai si perisce.
Or distesa con il manto di mano
sul viso solare
ascolto musica umana
un ritmo naturale
il tamburo cardiaco,
risonante, venale.
Spero che i raggi
su noi
esplodano.
Spero che i raggi
su noi
sconfiggano reticolati
di chimici aerospaziali.

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1 recensioni:

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  • Rocco Michele LETTINI il 22/07/2016 12:42
    UN SENTITO QUANTO DENUNCIANTE POETAR... D'UNA REALTA' QUOTIDIANA, CHE LASCIA TURBATI.
    LIETO MERIGGIO MANUELA.
    *****

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