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La febbre
Perduto il nostro amico nei cieli
d'alluminio.
Perduto il nostro amico
nei cieli di metalli.
Abitazione d'aereo l'azzurro
come lo zolfo profuma
la casa dei demoni.
La scienza ubbidisce e serva,
una cameriera straniata
de suoi motivi recisi.
Il piatto d'un chimico ingegnere
il pianto d'un bambino
reduce di cenere.
La febbre dell'artista
ed un poeta circonflesso e
chino a riflettere il dolore,
la cognizione del malore.
Per l'aria tersa il vetro
pungola il gene,
ed è così irto il cammino
che il muschio non consola
uno strato di pelle.
Lassù un cipresso, lo vedo,
cogli occhi consunti e
penso esasperata: è il mio rinfresco.
Nobile e combattente l'albero
non soffierà
il mio processo di morte.
Dianzi un'ombra discende
grigi polveroni spargendo.
Inconoscibile identità
nell'intorno luce divampante
la verità sulla breccia
s'accascerà
morendosi un po' con me.
Non si muore per l'eterno
e del tutto mai si perisce.
Or distesa con il manto di mano
sul viso solare
ascolto musica umana
un ritmo naturale
il tamburo cardiaco,
risonante, venale.
Spero che i raggi
su noi
esplodano.
Spero che i raggi
su noi
sconfiggano reticolati
di chimici aerospaziali.
Per l'aria tersa l'inquinamento
per l'aria secca il riscaldamento,
Dio non pioviggina acidi sali
anomali mali,
ede io bevo l'amaro assenzio
la sana e sapida Verità,
ogni goccia
l'aprirsi d'una Coscienza.
Dianzi l'ombra discende
grigi polveroni spargendo
e lo guato: è un cavaliere,
augurando un milione di spade
affilando un milione di lame
a difesa e consacra
di virtute e verità.
Appannato è il nostro amico
nei cieli molestati.
Oscurato è il nostro Sole
senz'eclissi,
ed è subito pioggia mendace.
Una griglia di polveri
combustioni di veleni
ustionante ionosfera
mentre bruciano le lingue giuste,
il rogo per li più veraci non si abolì.
Ragnatele pesticide dividono
l'Io e le stelle
che tutte intorno incandescenti
brillantezza van esaurendosi
svitalizzate.
Nel villaggio globale
unitisi gl'occhi fino a ciecarsi,
unitesi le braccia fino all'annullamento
d'ogni movimento.
Perduto il nostro amico nei cieli
d'alluminio,
il Sole sarà l'opaca sfers
che più non riscalderà
i figli degli Dèi.
La vera democrazia s'è congelata
iddentro un paese virtuale, ed invalida
ed irreale s'è trapassata.
Non è l'astratto assioma
di dottrine complottiste,
è una proposizione che sussiste
al vero
lisciamente aderisce
quand'ammetto: il clima in febbre
le fredde palpitazioni
d'una climatica disarmonia.
Innalzo la mano dal volto
un'amara lacrima vitrea
espelle il cielo pressante,
mostrandomi suo catrame di sofferenze.
Da lassù chiede l'aiuto terrestre
il male rigurgitando
il malessere, a terra, disperdendo.
Una riscossione d'animi la vera poesia,
scioglimento d'indifferenze e
rivoluzionaria come ideale
all'azione
all'azione.
L'ombra era il cavaliere con la spada
commozionandosi occhi al cielo,
la nobile spada puntata dirimpetto
le nubi, ed io lo miravo
ascendersi verso l'Alto.
Un'eternità suo sguardo pronunziato
sigillando volontà di rivelare
Verità.
Per l'aria tersa il vetro
m'irrigidiva lo spirto;
or guatando l'antica ombra
m'accorgo che invero
siam noi moderni
i veri fantasmi.
Perduto il nostro amico nei cieli
d'alluminio,
gridando i versi d'un poeta
nel delirio d'un clima
in malattia
in malattia.
Clima e musica in febbre,
come l'artista culminato in pazzia
come verace ribelle spedito al confino
da una società in preda
a convulsi all'infinito.
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- UN SENTITO QUANTO DENUNCIANTE POETAR... D'UNA REALTA' QUOTIDIANA, CHE LASCIA TURBATI.
LIETO MERIGGIO MANUELA.
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